Attacco di panico

Aiuto, non riesco più a guidare!

Attacco di panico Roma

Fabrizio, nome chiaramente inventato, è un ragazzo di 28 anni.

Soffre da alcuni mesi di attacchi di panico.

Tre mesi fa ha avuto un incidente con la macchina, non grave, in cui ha perso il controllo del mezzo.

A causa della tanta pioggia la sua macchina ha slittato sull’asfalto bagnato e dopo alcuni metri la vettura si è adagiata sul guardrail, fortunatamente, non ci sono state  collisioni con altre macchine.

Anche se tutto è andato per il meglio, da quel momento Fabrizio non riesce a guidare la macchina.

Se prova a guidare gli si appanna la vista, ha forti palpitazioni, il respiro diventa affannoso ed è costretto a fermarsi; si sente talmente male che gli sembra quasi di stare per morire.

Ha fatto svariati tentativi; ha provato a guidare macchine diverse, da solo o in compagnia, ma alla fine si è arreso.

Queste sensazioni fisiche così forti stanno diventando sempre più invalidanti, e proprio questo lo ha spinto a cercare un aiuto psicologico. Ora Fabrizio inizia a sentirsi male anche quando la macchina è guidata da altri e ultimamente sente gli stessi sintomi anche quando si trova in luoghi chiusi come in metro o al cinema.

Prima seduta

Fabrizio è un ragazzo di bell’aspetto; moro, di corporatura snella, non molto alto, parla poco, ha gli occhi sfuggenti e spaventati.

E’ agitato.  Inizia subito a parlare evidenziando il suo stato di malessere; si sente sempre teso ed ansioso, manifesta subito i suoi pensieri pessimistici di non riuscire più a guidare e, conseguentemente, a non essere più autonomo.

Fa presente che tramite il suo medico di base ha fatto diversi accertamenti, dai quali non è risultato nulla di grave, anzi da tali analisi risulta che gode di buona salute.

Fabrizio ha la patente dai 19 anni, gli è sempre piaciuto guidare. Da tre anni possiede una sua macchina che è ferma nel garage dal momento dell’incidente.

Fabrizio soffre molto di questa perduta autonomia.

Sia il padre che la madre gli sono stati molto vicini; lo accompagnano spesso al lavoro, ma per lui tutto questo è molto frustrante.

Racconta che è secondogenito, ha un fratello più grande di lui di 5 anni.

Parla della madre e del padre come genitori presenti e attenti nella sua vita. Lavorano entrambi e stanno poco a casa. Il fratello è da tempo fidanzato e da poco tempo convive con la ragazza.

Fabrizio vive a casa con i genitori, è diplomato, non ha voluto continuare i suoi studi, ma dopo il diploma ha sempre lavorato.

Sei mesi fa ha cambiato il lavoro per causa di forza maggiore, in quanto il supermercato nel quale svolgeva funzione di magazziniere, ha chiuso. Svolge ora attività di operaio in una ditta di pulizie.

Si considera fortunato in quanto ha trovato lavoro velocemente e percepisce uno stipendio accettabile. Ma, come sarà chiarito in seguito, non sta bene nei rapporti con i colleghi, in quanto c’è molta competizione; neanche con la direzione confusa e scostante.

Ha da poco una ragazza, con cui sta bene e si sente molto attratto.

Sedute successive

Dalle sedute successive emerge che Fabrizio ha avuto una vera e propria trasformazione nel breve arco di un anno e, soprattutto, ha avuto delle perdite importanti. Fabrizio ha perso l’amico Maurizio, in un incidente d’auto e subito dopo ha perso la nonna materna che lo aveva cresciuto e alla quale era molto legato.

Soprattutto la perdita della nonna, avvenuta per cause naturali, lo ha portato a trasformare anche delle abitudini di vita che si erano radicate in lui.

Fabrizio quotidianamente passava a trovare la nonna, che abitava a pochi passi dalla sua famiglia.

Spesso pranzava o cenava con lei, era insomma una “seconda madre” per lui.

Poco tempo prima di queste due perdite importanti, Fabrizio si era lasciato con la ragazza, di nome Adele, con cui era stato per sei anni. Oggi la considera una relazione importante della sua vita.

Le famiglie si conoscevano, si frequentavano. La storia era finita perché Adele aveva deciso di trasferirsi a Londra per un periodo di tempo. Voleva imparare bene l’inglese ed era esasperata perché non riusciva a trovare un lavoro accettabile. La ragazza avrebbe voluto trasferirsi a Londra con lui; sentiva che avrebbero sicuramento avuto entrambi più opportunità.  Fabrizio non voleva perdere il suo lavoro al supermercato e così la relazione tra loro iniziò ad incrinarsi. Adele partì per Londra e dopo un paio di mesi gli comunicò di volerlo lasciare. Da quel momento Fabrizio ha perso le sue tracce.

Da queste prime sedute emerge come nella vita di Fabrizio, soprattutto nell’ultimo anno, si siano succedute perdite importanti alle quali sembra che il ragazzo non abbia dato il dovuto valore, e che tutta la sua vita abbia avuto una trasformazione: in famiglia, dalla perdita della nonna all’allontanamento del fratello; nei  suoi affetti, dalla fine della relazione con Adele alla perdita dell’amico Maurizio;  nel lavoro, il cambiamento del posto e le cattive relazioni con i colleghi e con la direzione. Tutti gli ambiti importanti della sua vita hanno subìto perdite non elaborate e ripercussioni importanti nella quotidianità.

Fabrizio respira affannosamente, il torace appare spinto in alto come se non riuscisse mai a svuotarsi completamente.

Progetto terapeutico

Fabrizio desidera risolvere la sintomatologia descritta, che sente invalidante.

Propongo un intervento breve in psicoterapia corporea, applicando la metodologia dell’Istituto Reich. A livello corporeo propongo di lavorare essenzialmente attraverso la respirazione, per alleviare il livello di tensione e per riportare Fabrizio ad uno stato emozionale di quiete.

Contemporaneamente lavoriamo sull’elaborazione dei lutti avuti e sulle separazioni succedute.

Percorso terapeutico

Mano a mano che scorrono le sedute, Fabrizio diviene più consapevole del suo modo brusco di separarsi senza possibilità di ritorno, che sente connesso alle relazioni familiari.

Nella famiglia di Fabrizio appare un alto livello di fusione e di confusione, con poca chiarezza e poco rispetto dell’altro, un meccanismo di o tutto o niente. E’ raro che ci si incontri tra fratelli ed è praticamente inesistente qualsiasi momento conviviale in famiglia.

Si parla poco della nonna da poco deceduta, come il fratello, da poco uscito di casa, è spesso dimenticato. Fabrizio scopre come la nonna abbia di fatto compensato in lui la forte freddezza materna. E’ come se si sia sempre riferito a lei con la percezione di una serenità interiore, quella serenità e semplicità per lui indimenticabili e che ora percepisce in se stesso.

La perdita del suo amico Maurizio è stata talmente grande che ha dovuto accantonarla, altrimenti lo avrebbe invaso un forte senso di tristezza.

Ora, con il procedere del lavoro terapeutico, si sente sostenuto e pronto a poterla attraversare.

Appaiono dei ricordi, sia belli che brutti. Si sente colpevole di non aver sentito il suo amico per un lungo periodo; si era ripromesso di farlo ma poi non lo aveva più fatto.

Si sente fortemente in colpa per non aver tentato di proteggere Maurizio dall’abitudine di bere, che era diventata sempre più pervasiva.  I sensi di colpa appaiono all’improvviso nel ricordare le tante giornate spensierate trascorse insieme.

Fabrizio inizia a parlare con gli amici di Maurizio; parla dei suoi sensi di colpa, si confronta con loro. Scopre che quella sera Maurizio non aveva bevuto, ma altre circostanze e coincidenze avevano fatto sì che accadesse l’incidente.

Rielabora anche la storia d’amore finita.  Non lo aveva mai confessato neppure a sé stesso, ma l’idea di Londra non era così malvagia; ma per lui in quel momento non era proprio possibile trasferirsi, non era proprio possibile allontanarsi dalla sua famiglia.

E poi il lavoro. Nel vecchio supermercato si sentiva accolto, gratificato e sostenuto. Oggi lavora soprattutto solo, la direzione è scostante. Quando viene pagato vengono sempre sottolineate le mancanze, cose non fatte o mal fatte. Con i colleghi di lavoro non ci si trova proprio, sono  sempre in  competizione per chi finisce prima il lavoro assegnato o per chi lucida meglio.

Comprende che non gli importa molto di pulire e che il lavoro che ora svolge non gli piace; forse è il momento di darsi una qualifica superiore.

Sono passati alcuni mesi e Fabrizio, con l’aiuto del padre e dell’attuale ragazza, Lucia, con la quale sta consolidando un buon rapporto, inizia a portare nuovamente la macchina. Tornano forti le sensazioni precedentemente descritte, ma Fabrizio, attraverso il lavoro svolto sulla respirazione, riesce ad attraversarle. Le prime volte, guidando, preferiva fermarsi per centrarsi meglio sul respiro, ora invece, riesce a farlo mentre guida.

Le sensazioni spiacevoli tornano, ma piano piano si alleggeriscono e poi passano.

Ultimamente Fabrizio ha ripreso la guida della sua macchina e la porta spesso da solo.

Sono trascorsi 5 mesi da quando abbiamo iniziato il trattamento.

Conclusione del trattamento terapeutico

Viste le difficoltà connesse con la separazione, penso ad una conclusione della terapia molto soft.

Siamo in prossimità dell’estate, e propongo a Fabrizio di fare ancora cinque sedute con una cadenza di una ogni due settimane, in modo da arrivare alla sospensione estiva del mio lavoro, per poi fare una seduta di follow-up a settembre, dopo circa due mesi.

In queste ultime sedute Fabrizio ha consolidato le acquisizioni fatte; comprende meglio il suo mondo emozionale, la sua sensibilità e rafforza la sensazione dei suoi confini corporei.  E’ consapevole del valore del suo respiro, della sua presenza, e si sente pronto alla separazione, avendo chiaro ciò che porta con sé.


Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno

Ambiti d'intervento

  • Disturbi dell'area affettiva
  • Disturbi dell'umore
  • Attacchi di panico
  • Dipendenze affettive
  • Stress
  • Scarsa stima di sè
  • Difficoltà relazionali
  • Ansia
  • Disturbi del comportamento alimentare
Dott.ssa Francesca Zoppi

Psicologa Psicoterapeuta

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Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio col n. 17319 dal 20/10/2009

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